1 - La morale
Credo possa essere condiviso anche da voi tutti, l’assunto che la morale e le sue componenti esistevano ancor prima del Rotary, per cui – non so voi – ma io resto sempre un po’ perplesso quando leggo o sento parlare con tono cattedratico di etica professionale, di correttezza, di onestà e quant’altro, da qualificati rappresentanti distrettuali ed internazionali, come se questi valori fossero una recente invenzione rotariana.
Da qualche tempo è invalso l’uso, di far leggere ai nuovi soci, nel momento della cerimonia di cooptazione al club, un octalogo che ha tutta l’aria di essere un giuramento, ma – io dico - un giuramento apodittico, in quanto afferma cose e valori che, a mio modo di vedere, non hanno alcun bisogno di essere riaffermate giacché esse fanno o dovrebbero far parte del patrimonio genetico di ogni galantuomo.
Invece mi sembra di capire che siamo o dobbiamo essere onesti soltanto perché siamo rotariani. Non è così. Voler sostenere a tutti i costi l’equazione: rotariano = persona onesta, a mio avviso, equivale a dire che le zanne dell’elefante sono fatte di tasti di pianoforte. Io, infatti, sono convinto del contrario e cioè che si è rotariani in quanto persone oneste, giacché l’etica altro non è che la filosofia dell’azione volontaria e pertanto è unicamente soggetta all’assoluta legge del dovere il cui rispetto è affidato al nostro libero arbitrio. In altre parole non si può essere onesti per decreto legge e tantomeno perché si porta un distintivo al bavero della giacca, ma soltanto se lo si vuole essere.